Bari 100×100: dai pellegrinaggi al Grand Tour-Petit Tour a InstaTour

Articolo di Isabella Di Liddo.

Anima e cultura levantina contraddistinguono Bari, città nota per gli antichi commerci con l’Est europeo e l’Oriente, conosciuta da molti come il luogo dove si conservano le spoglie del Santo Nicola di Myra (Turchia) venerato indistintamente dai cattolici, dagli ortodossi e da altre confessioni religiose.

La naturale posizione geografica e l’operosità dei suoi mercanti nel Mediterraneo fecero di Bari prima la sede del Catapanato bizantino e successivamente, nel 968, di quello longobardo, dopo che per ben trent’anni era stata emirato arabo (841-871).

Tuttavia è solo a partire dal 1071, con la conquista normanna, che Bari sembra proiettarsi verso l’Oriente; la Puglia con i suoi porti diviene, nei progetti di Roberto il Guiscardo, l’avamposto da cui partire per la conquista dell’Oriente.

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L’unica conquista però poterono vantarla solo i 62 marinai baresi che, il 9 maggio 1087, portarono a termine l’impresa del trafugamento a Bari delle ossa di San Nicola.

Da questo momento la città diviene tappa di pellegrinaggio, ricoprendo un ruolo primario in Europa, secondo solo ai grandi centri come Roma, Gerusalemme e Santiago de Compostela. La Puglia e, in particolare, Bari diventano le tappe irrinunciabili per i pellegrini rivolti a Gerusalemme e per i numerosi cavalieri europei in partenza per le Crociate: Attraversando la Campania e la Puglia raggiungemmo Bari, che è una città meravigliosa, che dà sul mare. Qui nella chiesa di S. Nicola, avendo rivolto a Dio le nostre preghiere, andammo al porto, dove intendevamo imbarcarci (Fulcherio di Chartres).

La letteratura sulle Cronache delle Crociate e dei pellegrinaggi costituisce la testimonianza di quella sterminata impresa che nel medioevo vide i popoli dell’Occidente addentrarsi nelle terre Orientali, tutti animati da diverse esigenze e bisogni: fede, avventura, ricerca spirituale, conquista e facili guadagni. Tutti, comunque, affrontarono il mare, terre straniere e talvolta inospitali, tutti erano in qualche modo alla ricerca di se stessi, di un riscatto, perché in fondo il viaggio rappresentava anche un esercizio spirituale.

Particolarmente significativo per Bari è stato il pellegrinaggio russo. A partire dal settecento l’incremento delle presenze russe a Bari rappresenta un dato molto interessante, come testimonia il registro delle presenze della Basilica di San Nicola (Libri del pellegrino). Se dapprima le presenze russe erano dovute ad iniziative spontanee, a partire dalla metà del XIX secolo Bari cominciò a diventare tappa di pellegrinaggio, stabile e irrinunciabile, nei viaggi organizzati dalla marina mercantile russa verso la terra Santa. Cominciano così a registrarsi le presenze non solo di semplici pellegrini ma anche di importanti personalità (G. Cioffari, Bari, crocevia d’Europa. I pellegrinaggi a San Nicola nella storia, in Itinerari in Puglia tra Arte e Spiritualità,a cura di M. Pasculli Ferrara, Roma 2000).

Se le motivazioni spirituali consentirono di tracciare itinerari in tutto il Mediterraneo altro fenomeno di vasta portata fu il viaggio più specificamente culturale. Infatti a partire dal XVII si diffonde in Europa la moda del Grand Tour praticato dai giovani aristocratici europea, esso rappresenta un completamento della loro preparazione. In Italia questi viaggiatori cercavano essenzialmente il rapporto con la natura e i monumenti antichi. Il Gran Tour per l’Italia si fermava a Napoli, dopo aver toccato le città di Torino, Venezia, Firenze, Roma.

La Puglia, attraversata solo per raggiungere la Grecia, torna ad essere negli anni del neoclassicismo di gran moda, divenendo così protagonista del “Petit Tour” alla ricerca dei reperti antichi, dei monumenti e delle tradizioni (M. Pasculli Ferrara, Puglia europea: i viaggiatori, in Itinerari in Puglia tra Arte e Spiritualità,a cura di M. Pasculli Ferrara Roma 2000).

Tuttavia i viaggiatori inglesi, russi e tedeschi che hanno percorso la Puglia hanno spesso lasciato giudizi impietosi sulle condizioni di vita arretrate dei pugliesi alternati a giudizi esaltanti. Questi testi, corredati da disegni e incisioni, costituiscono una testimonianza importante per la lettura storica dello sviluppo delle città. Alcuni raffigurano i nostri centri storici con le prospettive a volo d’uccello (Giovan Battista Pacichelli), altri le immagini pittoresche (Jean- Claude Richard de Saint-Non) o le vedute precise (Jakob Philipp Hackert).

I viaggiatori stranieri, di formazione neoclassica, cercavano in Italia la storia e i “monuments of antiquty”, pertanto il loro atteggiamento dinnanzi ad architetture più moderne non può che non essere negativo, come per esempio per la cripta barocca della cattedrale di Bari (H. Swiburne, Travels in the two Sicilies, London 1783-1785). Tra questi molto interessante è il diario di una viaggiatrice inglese, Janet Ross,attenta osservatrice di testimonianze storico-etnologiche. Nonostante Janet Ross spesso fotografi la Puglia e il sud per i suoi aspetti decisamente negativi, come la sporcizia delle strade e l’immobilismo di alcune zone, finisce tuttavia per cogliere aspetti anche positivi, legati ad una sensibilità più profonda che la contraddistingue: “Sono tanto poco conosciute , nella stessa Italia, le provincie meridionali di questa terra gentile, che quando partii per la mia prima visita a Leucaspide presso Taranto, i miei amici di Firenze mi consigliavano insistentemente di non portare orecchini, fermagli ed orologi d’oro; e molti arrivavano fino a temere che venissi catturata dai briganti, e chissà, forse anche assassinata. Le seguenti pagine diranno della cortesia e della bontà che ritrovai dovunque; e spero che possano indurre qualche mio compatriota a voler sfidare i pericoli delle Puglie, che consistono solo in cattivi alberghi, e ne saranno ampiamente ricompensati” J. Ross, The land of Manfred, London 1889).

Resta oggi, a distanza di secoli, ancora viva l’esigenza dell’uomo di viaggiare e allo stesso modo di cogliere, attraverso la propria sensibilità, le suggestioni dei luoghi visitati.

“Bari 100%” diviene, così, il sensibile occhio contemporaneo di fotografi baresi e russi, selezionati tra professionisti senior e giovani artisti, che hanno indagato la città in tutte le sue anime per renderla poi visibile nelle vetrine delle attività commerciali della città.

Un fenomeno completamente nuovo è la pubblicazione online di diari fotografici attraverso i social network fotografici (InstaTour per esempio). Il movimento, il colore, l’anima di un paesaggio, la profondità di un volto finiscono per diventare suggestioni che, così come in passato, influenzano la moderna percezione della città attraverso il potere evocativo della fotografia.

Ecco dunque come i nostri fotografi guardano Bari, mostrano di prediligere molteplici visioni della città: il suo antico rapporto con la fede, il fascino dell’architettura del centro storico e del moderno centro murattiano, i ritratti che la animano, i cibi protagonisti della gastronomia.

La ricerca spirituale rimane uno dei temi più tradizionali ma allo stesso tempo più affascinante di un luogo: prendono forma, negli scatti fotografici, immagini di momenti intimi di preghiera nella basilica nicolaiana, i volti assorti nella ricerca dell’io più profondo, quello vicino a Dio, tanto da diventare essi stessi icone.

Alcuni scatti riprendono la cappella ortodossa nella cripta della basilica di san Nicola, fondata del 1966, luogo dove ogni domenica i fedeli ortodossi celebrano la loro liturgia, allo stesso tempo altri scatti catturano l’antica statua del Santo patrono (venerata dai fedeli cattolici), opera lignea del 1797 realizzata dallo scultore barese Giovanni Corsi.

Bari e il suo profilo di città urbana, vista dall’alto e dal mare, diventano parte integrante della ricerca di alcuni artisti. Nella veduta dall’alto svetta l’inconfondibile profilo del campanile romanico della cattedrale, il primo segno architettonico che si distingue appena si giunge a Bari in aereo, così come dal mare.

Altri artisti presentano invece un’inedita visione della città: Bari e la pioggia. Sappiamo quanto i popoli mediterranei mal sopportano le giornate grigie eppure Bari avvolta da una romantica pioggia ci piace: l’eleganza del teatro Petruzzelli, il profilo del teatro liberty Margherita, il palazzo della Provincia sede della Pinacoteca “Corrado Giaquinto”, i vicoli stretti e animati di Bari vecchia, i geometrici cortili del centro murattiano (fondato nel 1813), il lungomare.

Ma l’occhio del fotografo cattura anche la città contemporanea, romantica e moderna allo stesso tempo, come la ‘hopperiana’ visione della fermata della metropolitana o quella recentissima della Street Art di Ozmo: San Nicola nelle sue iconografie più note: quella ortodossa, quella settecentesca replica della scultura di Giovanni Corsi e infine quella tradizionalmente legata a S. Nicholaus (Babbo Natale).

Ancora ritratti di donne, bambini, uomini, anziane…volti segnati dai segni del tempo, dal colore, dalla profondità dello sguardo, espressioni che raccontano ambizioni, sentimenti, vita reale, talvolta rassegnazione. Le matriosche replica gli schemi decorativi della cultura russa che, in un gioco prospettico, finiscono per incarnarsi nei tratti e nei costumi della modella in primo piano. E così sembra confondersi il profilo somatico barese e quello russo in una città dove, come recita un vecchio detto, “nessuno è straniero”.

Preziose, arcaiche e romantiche, le trame e le iconografie dei tessuti degli abiti liturgici e civili mostrano la sapiente arte creativa del mondo della moda barese e mediterranea.

Infine, dalle sapienti mani rugose delle donne della città vecchia, prende forma l’impasto di grano, secondo una ricetta semplice e antichissima, lavorato sulla madia e attraverso gesti energici e fluttuanti si trasforma nella prelibata orecchietta, delizie dei sensi dei piatti tipici della tradizione barese.

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